la nostra storia

siamo giuseppe e la maruzza, facciamo coppia da decenni

e non abbiamo intenzione di lasciarci!

l' incontro con la maruzza

Io e Maruzza ci siamo incontrati nel 1998. Insomma, avevo deciso di imparare ad andare a vela e navigare. Al tempo lavoravo a Napoli come biologo e trovarmi una barca era la cosa più logica per realizzare questo progetto. L' idea era quella di imparare su una piccola vela, poi venderla, comprarne una più grande e partire per un lungo viaggio di mare. Ma avevo perso un po' le speranze. Tutte le barche che andavo a vedere erano proprio messe male e la mia check-list di controllo non perdonava. Decisi di fare un ultimo tentativo. C' era una barchetta in vendita a Santa Marinella, in Lazio. Ci andai e cominciai i controlli. Insomma, era messa abbastanza bene. Il proprietario, Gianni, era pure una brava persona e quindi trovammo un accordo.

procida

La barca si chiamava Maruzza. La portai a Procida dove fece base per quattro anni nel porto dei pescatori alla Corricella, che è davvero splendido. Passavo tutti i fine settimana a bordo, navigando, smontando cose e facendo manutenzione. Gli anni scorrevano, io mi nutrivo di manuali tecnici di navigazione, uscivo in mare non appena avevo un momento libero e piano piano capii che stava arrivando il momento di partire. Burraschetta dopo burraschetta capii che la Maruzza era sicura, marina e davvero capace di fare quello che sognavo. Insomma, mi ero innamorato e non potevo lasciarla così per un' altra! Quindi a trentun' anni, dopo aver mangiato pane e pomodori per 48 mesi cercando di risparmiare soldi, lasciai il lavoro, mi trasferii a Procida e passai cinque mesi a fare una quantità infinita di lavori di cantiere per preparare la Maruzza a un viaggio attraverso il Mediterraneo. Furono mesi fantastici, pieni chiavi inglesi, trapani, amici, feste e molto amore, e non solo per la Maruzza.

Porto della Corricella, a Procida, base della Maruzza fino al 2002

la partenza dall' italia e l' arrivo in africa

Tunisi

Ad Aprile del 2002, dopo una bottiglia di prosecco schiattata sul pulpito di prua della Maruzza come buon augurio, me ne partii verso nord. Ventotene, Ponza, e l' arcipelago toscano. Ero a Sant' Andrea, sull' isola d' Elba, quando capii che in effetti sarei potuto andare dove mi pareva. Quindi feci un salto a Firenze a recuperare il passaporto e decisi di andare in Tunisia. Insomma, alla fine perché no? Quindi partii per la Corsica, poi la Sardegna e in una bella sera d' autunno misi la prua a sud, salutato dalla vedetta dei Vigili del Fuoco di Cagliari che mi augurò buon vento sparando fino al cielo dei getti altissimi d' acqua dagli idranti di bordo. Il giorno dopo arrivai all' isola della Galite, luogo più che mitico, circondato dal mare africano, dalla leggenda e da stormi letteralmente infiniti di uccelli delle tempeste. Non mi fermai e proseguii per Tabarka, al confine con l' Algeria. Arrivai in Africa col buio, alla luce dei lampioni del porto, con l' odore delle sardine appena pescate e con il canto del Muezzin che pervadeva l' oscurità. Che cosa potevo volere di più?

le attrezzature della Maruzza su Amazon

gli incantesimi dell' alto mare

Mi fermai in Tunisia per tre mesi e, dopo aver lasciato la Maruzza nella darsena di Tabarka, viaggiai in lungo e in largo zaino in spalla tra deserti, oasi e villaggi sperduti tra le montagne dell' Atlante. Insomma, stavo vivendo una vera avventura di libertà e mi ci trovavo a mio agio come un topo nel formaggio. Ad Aprile del 2002 tornai dalla Maruzza, la sistemai per bene e partii per Kelibia, sulla costa orientale della Tunisia. Da lì salpai per Malta. A quel tempo ero in compagnia di Patrizia, grande marinaia e donna dal coraggio di una tigre. Fu una navigazione tormenta dalla pioggia, dal vento, dalle burrasche, dal mare e dalla bonaccia. Insomma per percorrere le 450 miglia che separano l' Africa da Malta ci mettemmo dieci giorni! Una mezza traversata oceanica! In mezzo al mare, immobili nelle calme di vento, ho visto squali, arcobaleni di nebbia e cielo immenso. Ma nient' altro. Era come se fossimo gli unici esseri umani sul pianeta. Eravamo solo io, Patrizia e la Maruzza, una barca di 6.7 metri che ci faceva compagnia con tutti i suoi rumori di cime e scotte che intanto avevo imparato a conoscere davvero bene. Insomma, la Maruzza aveva cominciato a parlarmi. Perché, si, le barche parlano! E una mattina, attraverso la bruma dell' orizzonte, avvistammo Kythira, che quasi tocca la parte più meridionale del Peloponneso. Eravamo arrivati in Grecia, solo a vela, senza mai accendere il motore. Nemmeno alla partenza. Nemmeno all' arrivo. Ecco, per me questa fu la mia apoteosi di gioia.

l' oriente

Passai due stagioni di navigazione nell' Egeo, tra Grecia e Turchia,  e cominciai a familiarizzare con il Meltemi, il vento estivo del nord tanto temuto da tutti in quelle acque. Devo dire che all' inizio fu sconcertante vedere il mare spazzato da un vento costante forza 6/7. Ma poi capii che con le vele giuste e un po' di programmazione si poteva uscire senza problemi. E dunque cominciò il bello. Le rade erano deserte pure in Agosto perché ben pochi uscivano dai porti per timore di non riuscire a gestire la situazione. Ma vi assicuro che con un po' di esperienza il Meltemi è davvero una palestra fantastica. 

Insomma, cielo azzurro e vento forsennato! Ottimo per imparare a gestire le burraschette quando un giorno inevitabilmente il tempo sarà brutto e psicologicamente un po' minaccioso.

Poi, nel 2004 misi la prua a est e dopo un passaggio a Cipro nord, arrivai al confine orientale del Mediterraneo. Insomma, una mattina guardai davanti alla prua e invece di vedere mare vidi una linea di terra. Era la Syria. Il mar Mediterraneo era finito. Lasciai la Maruzza nella darsena di Lattakia, tra motosiluranti della Marina di Assad e militari in infradito armati di mitra. Saltai sul primo autobus che trovai e me ne andai nel deserto di Palmyra. E lì cominciai un' avventura che poi mi ha portato in giro per il mondo armato di telecamera. Decisi infatti di provare a fare un documentario sulla scoperta appena effettuata nella zona di un uccello rarissimo e iconico per i beduini della regione, l' Ibis Eremita. Sarebbe stata una bella storia di uomini e natura. 

Perché non buttarsi? Rimasi in Syria per due mesi e poi, carico di filmati, tornai dalla Maruzza. Da lì partii per il Libano e poi per Israele dove venni accolto dalla marina militare, minacciosissima e armata fino a i denti. Ma insomma, paese che vai... 

Rimasi in Medio Oriente per qualche mese ritrovando vecchi amici, facendomene di nuovi e scorrazzando per deserti e città da mille e una notte. Poi un bel mattino partii da Tel Aviv per Rodi, navigazione no-stop. 470 miglia di mare aperto.  Ci misi 10 giorni. Ah, le bonacce... Era il 2004.

abbandono e riconciliazione

Tornai a lavorare a Napoli per un po', dividendomi tra la vita in laboratorio e il montaggio del mio documentario girato in Syria. Alla fine, dopo una faticaccia improba, misi insieme il film. Lo chiamai Ahmed e Il Ritorno dell' Araba Fenice. Vinse un sacco di premi e fu addirittura comprato da National Geographic. All' epoca non lo sapevo, ma quel piccolo video avrebbe cambiato la mia vita. Tornai in barca, scorrazzando per l' Egeo, il mar Libico e lo Ionio. Poi lasciali la barca sull' isola di Salamina, vicini ad Atene, e partii per il Kenya senza rimpianti. Volevo diventare un documentarista di natura. Insomma, ci sono anche riuscito e per molto tempo sono stato più in Africa e in India che sulla Maruzza. Fino al 2022. Qualche anno prima avevo comunque portato la barca a Samos, a due passi dalla Turchia, e lì giaceva abbandonata da ben più di un lustro. Per miracolo non si era danneggiata. Il motore partì al primo colpo e dopo una revisione completa di due mesi, l' ho varata. Abbiamo attraversato l' Egeo senza problemi e siamo tornati a Salamina dopo un' assenza di dieci anni. Salamina è in posizione strategica perché è a due passi dal Pireo, dove si possono trovare tutte le attrezzature nautiche immaginabili. Insomma, ho passato lì gli ultimi mesi del 2022 a revisionare vele, farne di nuove, cambiare le sartie, far fare uno sprayhood e mille altre cose. Ad aprile 2023 sono ripartito, ho attraversato di nuovo l' Egeo da ovest a est (e ritorno) per testare tutti i lavori che avevo fatto e ho messo poi la barca in secca nel cantiere di Orei, a nord di Evia, dove ho cambiato tutto l' impianto elettrico. Nel 2024 sono ripartito, con una barca perfetta, per una nuova navigazione che questa vota mi porterà lontano, fino in Africa equatoriale attraverso l' oceano Atlantico!

Volete venire con me? Dai, partiamo!

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