le mie avventure sopra e sotto il mare a bordo della Maruzza,
una piccolissima barca a vela in rotta verso l' Africa!
l' uomo pazzo
Luglio 2003.
L' Uomo pazzo mi guardava torvo mentre io fotografavo il suo gatto. Aveva solo un paio di pantaloncini corti e la pelle abbronzata dal sole violento della Grecia. L' Uomo Pazzo era barbuto come gli eremiti del monte Athos e i suoi occhi fiammeggiavano di febbri segrete. "Entra in casa!" Mi ordinò. Io lo seguii in una stanza nella penombra. Tutto intorno, sparsi come dopo una battaglia, i suoi oggetti e ricordi di una vita affollavano le pareti e la sua memoria. Vecchie pistole ad avancarica e cocci di anfore, quadri di donne e foto di ragazze un tempo giovani, oggetti della guerra e un vecchio bancone da bar, tutto sparso nella caverna della sua anima. L' Uomo Pazzo si muoveva nervoso, roteando gli occhi e parlando di se', dei suoi amori passati e di una figlia che non lo amava. Aprì un vecchio frigorifero e mi offrì del formaggio. "Beeeeeee!!!!!! Questo è di pecora!!!". Urlava, l' Uomo Pazzo, urlava alla sua vita e al passato, ai quadri di donne e alle foto di ragazze un tempo giovani. Io mangiavo e lo guardavo. "Vuoi un ouzo?? Tieni!!!". Mi riempì il bicchiere di un liquore forte e denso che sa di anice. Era troppo davvero, e cominciai a berlo cercando di pensare come avrei potuto non finirlo senza offenderlo.
L' Uomo Pazzo si muoveva come in gabbia. "Vieni con me!", mi disse, ordinandomi di seguirlo fuori, sulla sua terrazza che da sul mare, alta sulla scogliera dove volano i gabbiani. Il mare laggiù' brillava di scaglie di luce, figlie del sole e dell' azzurro accecante dell' Egeo.
I gabbiani volavano piano guidati dal vento in lenti passaggi. L' Uomo Pazzo guardava il cielo e il mare, nudo di pelle abbronzata e occhi di fuoco... "Venite!!! Venite da me!! Gabbiani! Venite!!!!". Nel vento i gabbiani erano azzurri... "Venite gabbiani!!!! Veniteeeee!!!". E il vento portò la sua voce al gabbiano. Volava in cerchio, sospeso nel tempo, perso nel mare del mito. Il gabbiano ruotò la testa, ascoltando le parole dell' Uomo Pazzo. Si fermò in aria un attimo, accarezzò il cielo e virò piano in una danza. Si avvicinò alla terrazza. Si avvicinò all' Uomo Pazzo. E allora il cielo, il sole, il mare, tutto cominciò a sparire in una nebbia bianca e fitta fatta di luce e priva di suono. E il gabbiano volò sulla soglia della realtà e la attraversò in silenzio.
Era davanti all' Uomo, le ali spiegate e immobili, sospeso nel sogno. L' Uomo non era più torvo e sorrideva. Guardava il Gabbiano, che adesso era così vicino da poterlo toccare. "La pace sia con te, Uomo..." "Aleikum salam, Gabbiano..." Si guardavano sussurrando pensieri. Il tempo era assente, e mio cuore, pulsante nel silenzio, vivo senza sangue, muto, si dissolveva piano per trasformarsi in nebbia. Si guardarono a lungo, sospesi nell' immensità di un attimo e si dissero addio. E allora, il cielo, il sole, il mare, tutto apparve dalla nebbia, e la realtà' irruppe sulla terrazza. L' Uomo adesso sorrideva e guardava laggiù al di là dell' orizzonte lontano.
Crea il tuo sito web con Webador