le mie avventure sopra e sotto il mare a bordo della Maruzza,
una piccolissima barca a vela in rotta verso l' Africa!
una scintilla di rame
Settembre 2004.
Sono a Gerusalemme!!
Qua è tutto esaltante e terribilmente emozionante... Da ogni punto di vista. Ho mille cose da raccontarvi e davvero non so da dove cominciare. Vorrei scrivere una bella lettera, le sensazioni sono tante, il mare sotto la chiglia si è fatto sentire silenzioso e tranquillo, e il mio viaggio si snoda tra immensi deserti di acqua e montagne incantate. Non so che scriverò... Sono rimasto due mesi in Syria, un fantastico mondo di momenti immobili nel tempo, congelati tra gesti semplici e antichi, sempre uguali nei secoli. Un universo di vento e sabbia, di odori dei mercati e erbe che crescono sui muri. Da lì, in un balzo di due giorni, su un mare dal vento davvero bizzarro, sono sbarcato a Beirut. Altri volti, altri orizzonti, e manifesti degli hezbollah sui muri.... Adesso mi perdo tra le mura di Gerusalemme, pietre immobili, testimoni di amore e sangue, dove i bambini hanno occhi da adulti. Qui in Israele ho due amici. Li ho incontrati due anni fa in Sardegna, in una sera calda di autunno.
Ero arrivato alla Caletta, un piccolo porto sulla costa orientale dell' isola. Una ragazza splendida pescava dal frangiflutti. Io camminavo sulla banchina, un po' perso nei miei duemila pensieri al secondo. "Hey come ti va?". Un tipo capellone era davanti a me, offrendomi un sorriso e una stretta di mano. "Tutto a posto! Tutto fantastico!!". "Io sono israeliano! E tu?" "Beh' manco lo so più... Però sul passaporto c' è scritto che sono italiano...". E così conobbi Avshalom, il Padre della Pace. La ragazza sul molo era Diti, una bellezza mediorientale. Erano in viaggio da un anno e mezzo, e si portavano dietro l' odore dell' India... Mi invitarono a cena da loro, una tenda nascosta nel bosco, a due passi dal mare. La notte era ideale per parlare di vita, il fuoco scoppiettava gentile sulla sabbia e nella pentola bolliva una zuppa dall' odore interessante. Parlammo delle nostre storie, scambiandocele come fosse pane da spezzare e dividere insieme. Così seppi che Avi era un cecchino dell' esercito israeliano. Ha fatto la guerra in Libano e ha visto cose che ricorda con dolore. Non riusciva a raccontare, gli si bloccavano i pensieri in gola. La sua anima era un sasso che affondava nella memoria. Piano piano, con pazienza, le parole si scongelarono e cominciarono a scorrere intorno a noi come rivoli opachi di angoscia. "Noi cecchini siamo addestrati al limite, possiamo rimanere fermi immobili sul tetto di una casa per giorni, senza che nessuno si accorga della nostra presenza... Poi, quando arriva l' ordine, premiamo il grilletto. Possiamo colpire un bersaglio a 900 metri di distanza. E questa è una delle cose che ci rende forti. Il nemico si sente tranquillo a casa sua, ben dentro i confini di quella che considera terra sicura. Arriviamo noi e... beh... niente più nemico". Eravamo intorno al fuoco. Smettemmo di parlare. Diti mescolava la zuppa. Avi era perso nel ricordo. Io fissavo il fuoco. E al di là del cerchio di luce, al di là della mia capacità di capire, un proiettile rivestito di rame attraversava saettando un universo incolmabile di incomprensione e odio, scintillante nel sole, piantandosi nella testa di un uomo. Rimanemmo insieme per una decina di giorni. Siamo andati in barca (eravamo davvero un po' pigiati a bordo della Maruzza...) fino a Cala Gonone, dove l' equipaggio di una bellissima barca da charter di lusso, il Dove Sesto, ci ha coccolato con feste e cene da sogno. Ci salutammo ad Arbatax, sapendo che li avrei incontrati di nuovo...
Ho rivisto Diti e Avi qualche giorno fa. Lei aspetta un bambino. Lui fa la guida turistica. Un bel tipo. Mi hanno portato a fare un bagno in una pozza d' acqua sulle alture del Golan, un territorio che un tempo apparteneva alla Syria. Come se fosse la cosa più normale del mondo siamo entrati in un campo minato, "...ma non uscire dal sentiero, mi raccomando!!". La pozza era un posto magico, in un canyon tra le montagne, circondata da alberi verdi. Un fico lì accanto era crivellato dai proiettili... Gli israeliani avevano ucciso quattro palestinesi carichi di esplosivi proprio lì.
Naturalmente c'è molto ma molto di più' da dire. Qui la gente vive e cerca di essere felice. E ci riesce anche!! Ma questo magari lo racconto la prossima volta...
Ciao dalla fine del Mediterraneo!
Giuseppe
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